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PROGRAMMI IN DETTAGLIO anni accademici precedenti
ANNO ACCADEMICO 2010-11
GUIDA ALLO STUDIO a.a.
2010-11
Laurea triennale
Lingue e letterature anglo-americane [130361] Laurea magistrale
Lingue e letterature anglo-americane I
[130252] Laurea magistrale in Filosofia e
Linguaggi della Modernità
Competenze di Lingua inglese
Lingua Inglese per la LM in Filosofia Laurea Magistrale in Studi Europei e Internazionali
Storia e teoria della globalizzazione [155126] ANNO ACCADEMICO 2009-10
GUIDA ALLO STUDIO a.a. 2009-10
Laurea triennaleL. e L. Angloamericane /Corso di Lett. Inglese - I annoModulo A - Parte “Storia letteraria” Modulo B - Parte “Il testo narrativo” Modulo C - Parte “Teoria Critica e Interpretazione Testuale” Laurea magistraleL. e L. Angloamericane - I anno (Modulo A/B)Studi di genere LINGUE E LETTERATURE ANGLOAMERICANE Laurea Triennale a.a. 2008-09Programmi d’esame MODULO A e MODULO B Il Modulo A è propedeutico al Modulo B. Gli studenti che non hanno frequentato regolarmente e partecipato attivamente alle lezioni devono sostenere un esame orale in lingua inglese sia per il Modulo A che per il Modulo B. Solo chi ha frequentato e partecipato alle attività proposte a lezione può optare per la stesura di una tesina in sostituzione del programma del Modulo B. Testo di riferimento per i moduli A e B: The Heath Anthology of American Literature (qualsiasi edizione in uno o più volumi) L’esame orale in lingua inglese relativo al Modulo A richiede la conoscenza di tutte le parti introduttive ai periodi storici, dal periodo Coloniale al Contemporaneo. Lo studio è finalizzato a contestualizzare le letture proposte nel Modulo B, pertanto si invitano gli studenti a seguire entrambi i moduli, programmarne uno studio congiunto, e sostenere un unico colloquio finale. Coloro che hanno in programma soltanto il Modulo A, sono invitati comunque di integrare il materiale di lettura obbligatorio con una libera scelta di riferimenti agli autori e testi più rappresentativi della storia letteraria degli USA per procedere ad uno studio più critico della materia e condurre il colloquio in maniera consapevole. L’esame orale in lingua inglese relativo al Modulo B richiede la conoscenza di almeno 10 fra i testi sottoelencati. Lo studio è finalizzato a presentare una definizione multiculturale della letteratura statunitense attraverso le diverse voci che vi contribuiscono. Con la dovuta attenzione all’Ottocento e primo Novecento, la scelta antologica va concentrata sui Contemporanei.
Phillis
Wheatley, On Being Brought from Africa to America Emily
Dickinson, Tell All the Truth, The Brain is Wider than the Sky Lingue e Letterature Angloamericane Laurea Specialistica a.a. 2008-09Programmi Moduli A e B Obiettivi Moduli A e B Lo studio nell’arco biennale della letteratura angloamericana (programmi mutuati fra I e II anno) è rivolto a costruire una conoscenza critica delle principali tematiche che caratterizzano la cultura letteraria degli Stati Uniti d’America e fornire gli strumenti necessari alla ricerca per svolgere una tesi di laurea magistrale nell’area dell’americanistica. Offre quindi nozioni di storia letteraria, letture di testi, e strumenti critici. Lezioni, seminari, esercitazioni, conferenze, e prove di valutazione si svolgono esclusivamente in lingua inglese, allo scopo di perfezionare la comunicazione accademica orale e scritta, con particolare attenzione all’ambito letterario. Le esercitazioni sono rivolte all’apprendimento delle nozioni retoriche utili alla stesura del saggio accademico e all’illustrazione delle principali caratteristiche dell’inglese americano. Per la prova scritta di composizione relativa a Lingua e traduzione inglese è previsto un argomento di Letteratura Angloamericana. The two-year study of American literature (programs serve both 1st and 2nd year) is aimed at building a critical knowledge of the main themes characterizing the literary culture of the USA and at providing the necessary tools for writing a second-level thesis in the field of American studies. It thus offers elements of literary history, readings of texts, and critical tools. The written composition test for English language and translation will be on a topic of American Literature. Lectures, seminars, tutorials, conferences and evaluations are carried out exclusively in English, in order to help students develop proficiency in oral and written academic communication, with particular attention to the literary field. Language teaching is devoted to the rhetorical rules for writing an academic essay and to the illustration of the main characteristics of American English. Prerequisiti Moduli A e B In alternativa a Letteratura inglese, Lingue e Letterature Angloamericane è obbligatorio per gli studenti iscritti al corso di studio in Lingue e letterature moderne euroamericane che hanno scelto la lingua inglese come lingua di specializzazione; è inoltre tra le materie opzionali per il corso di laurea in Filosofia e linguaggi della modernità. As an alternative to English Literature, Anglo-American Language and Literatures is mandatory for the students, enrolled in the course of studies in Modern Euro-American Languages and Literatures, who have chosen English as their language of specialization; it is also optional subject for the course of studies in Philosophy and the Languages of Modernity. Contenuti Modulo A American Poetry: From Emily Dickinson and Walt Whitman, through Modernism, to The Beat Generation and Feminist Poetry Propone una valutazione critica delle modalità di presentazione della storiografia letteraria americana in momenti storici cruciali per il mutamento del rapporto tra gli USA e il resto del mondo, quali il confronto tra il periodo della Guerra Fredda e gli anni successivi a noi contemporanei. Interroga i cambiamenti del rapporto tra cultura e nazione, con particolare attenzione alle letture dei classici dell’Ottocento e del Novecento. Si sofferma sulla poesia di Emily Dickinson e di Walt Whitman e della loro contemporanea Frances Ellen Watkins Harper tracciare gli aspetti principali della poetica dal Rinascimento Americano ai Contemporanei, attraverso il Modernismo e il Rinascimento di Harlem. Rivolge particolare attenzione alla poesia di Allen Ginsberg, Lawrence Ferlinghetti, Robert Creeley, Adrienne Rich, Audre Lorde e June Jordan, con uno sguardo a Ezra Pound, Charles Olson, William Carlos Williams, Amy Lowell, Muriel Ruckeyser, Alain Locke, Claude McKay, Langston Hughes. It proposes a critical evaluation of the modes of representation of American literary history in historical periods which are crucial for understanding the changing relationship between the USA and the rest of the world, such as the comparison between the Cold War period and the following contemporary years. It interrogates changes in the relationship between culture and nation; particular attention is devoted to readings of the classics of the Nineteenth and Twentieth centuries. It focuses on Emily Dickinson’s and Walt Whitman’s poetry and their contemporary Frances Ellen Watkins Harper’s, to trace the main aspects of poetics from the American Renaissance to the Contemporaries, through Modernism and the Harlem Renaissance. It devotes special attention to di Allen Ginsberg, Lawrence Ferlinghetti, Robert Creeley, Adrienne Rich, Audre Lorde and June Jordan, with an eye for Ezra Pound, Charles Olson, William Carlos Williams, Amy Lowell, Muriel Ruckeyser, Alain Locke, Claude McKay, Langston Hughes. Contenuti Modulo B Slave Narratives and Narratives of Slavery. Offre uno studio comparato fra i testi degli schiavi, quali le narrazioni autobiografiche di Olaudah Equiano, Mary Prince, Nancy Prince, Harriet Ann Jacobs, e Frederick Douglass, e due testi narrativi sulla schiavitù: Uncle Tom’s Cabin di Harriet Beecher Stowe, voce del Movimento Abolizionista, e Beloved di Toni Morrison, espressione della “ri-memorizzazione” contemporanea della storia della schiavitù. It offers a comparative study between texts by slaves, such as the autobiographical narratives of Olaudah Equiano, Mary Prince, Nancy Prince, Harriet Ann Jacobs, and Frederick Douglass, and two narrative texts on slavery: Harriet Beecher Stowe’s Uncle Tom’s Cabin, a voice from the Abolitionist Movement, and Toni Morrison’s Beloved, expression of a contemporary “re-memorying” of the history of slavery. Metodi didattici Seminari e conferenze di ospiti esterni. Verifica Soltanto la frequenza regolare e la partecipazione attiva al seminario consentono di sostituire, per ciascun modulo, l’esame orale con una tesina scritta in lingua inglese (10 cartelle a stampa, ca. 3.500 parole) su un tema, argomento e testo/i in programma da concordare con la docente e da consegnare almeno dieci giorni prima di ciascun appello. La valutazione complessiva per il risultato finale terrà conto per il 25% della partecipazione al seminario e per il 75% del risultato ottenuto nella tesina finale. Only regular attendance and active participation in the seminar will allow students to substitute, for each module, the oral exam with a written paper (10 single-spaced pages in English, about 3.500 words) on a theme, topic and text/s to be agreed upon with the instructor and to be handed in at least ten days prior to the exam date. The overall grade is based upon evaluation of participation in the seminar (25%) and the grade obtained in the final paper (75%). Calendario delle lezioni Modulo A: dal 16/2 al 9/3 (Lunedì, Giovedi 12-14; Venerdì 14-16) Esercitazioni: dal 16/3 al 9/3 (Lunedì, Giovedi 10-12; Venerdì 10-12) Modulo B: dal 12/3 al 3/4 (Lunedì, Giovedi 12-14; Venerdì 14-16) Riferimenti Amy Kaplan, a cura di. Cultures of United States Imperialism. Duke UP, 1999. Donald Pease, a cura di. The Futures of American Studies, Duke UP, 2002. Frank Lentricchia and Thomas McLaughlin, Critical Terms for Literary Studies, U of Chicago P, 1990. Toni Morrison, Beloved, New York: Knopf, 1988. The Heath Anthology of American Literature (qualsiasi edizione): 1. Literary history from Early Nineteenth Century: 1800-1865 to The Contemporary. 2. Authors and texts: Ralph Waldo Emerson (1803-1882) Self-Reliance
Elizabeth Cady Stanton
(1815-1902)
Olaudah Equiano (1745-1797)
Harriet Ann Jacobs (1813-1897)
Frederick Douglass (1818-1895)
Frances Ellen Watkins Harper
(1825-1911)
Learning to Read The Martyr of Alabama
Harriet Beecher Stowe
(1811-1896)
Walt Whitman (1819-1892)
Emily Dickinson (1830-1886)
Booker T. Washington (1856-1915) Up from Slavery
W.E.B. Du Bois (1868-1963)
Alain Locke (1885-1954)
Ezra Pound (1885-1972) A Pact Amy Lowell (1874-1925) The Sisters
William Carlos Williams
(1883-1963)
Young Sycamore e.e.cummings (1894-1962) [I like my body when it is with your]
Wallace Stevens (1879-1955)
Anecdote of the Jar Charles Olson (1910-1970)
The
Kingfishers
Robert Creeley (b. 1926)
Adrienne Rich (b. 1929)
Audre Lorde (1934-1992)
The Art
of Response
June Jordan (b. 1936)
Lingue e Letterature Angloamericane - Modulo CSTUDI DI GENERE E INTERCULTURA Descrizione e programma 2008-09 Il Corso Studi di Genere e Intercultura e il Seminario Pedagogie di Genere e Intercultura sono offerti dalla Facoltà di Lettere e Filosofia e dal Centro di Studi Interdisciplinari di Genere, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, dell’Università degli Studi di Trento, con il contributo di LLP Programme e degli Assessorati alle Pari Opportunità, e Cultura della Provincia Autonoma, e Cultura del Comune di Trento. Corso Studi di Genere e Intercultura 21 ore, 3 crediti DESTINATARI: Studenti dell’Università di Trento e quanti interessati a un’introduzione alle tematiche di genere in ambito interculturale. Per gli studenti dell’Ateneo figura quale materia elettiva, viene registrato come Lingue e Letterature Angloamericane-Modulo C (3 crediti); richiede la frequenza e partecipazione alle lezioni, e il superamento di un esame orale. Agli esterni è offerto quale corso ai fini dell’aggiornamento e della formazione professionale, con rilascio di certificazione di frequenza; l’iscrizione è gratuita e si effettua al primo incontro. PROGRAMMA: Introduzione alle principali questioni critiche e concetti di base che definiscono gli studi di genere quale sapere interdisciplinare e pratica interculturale, con particolare attenzione alle idee sviluppate negli USA e in Europa. Il concetto di genere viene presentato nelle sue varie articolazioni critiche, per riflettere sulle politiche identitarie e sul rapporto tra politica e cultura; analizzare il rapporti tra teoria, pratica e poetica; discutere strategie che possano favorire lo scambio interculturale e alimentare la consapevolezza delle politiche di genere in atto nei diversi contesti di studio e lavoro. Il concetto di intercultura, sul quale la Commissione Europea ha invitato a riflettere nel 2008, viene affrontato nelle sue diverse definizioni al fine di interrogarne le modalità di trasmissione e attuazione pratica; discutere il presunto conflitto fra diritti di genere e diritti di appartenenza culturale; offrire una panoramica delle articolazioni critiche del femminismo e del multiculturalismo per considerare le rappresentazioni e le azioni rivolte a nutrire una cultura della complessità e facilitare il superamento delle numerose e interdipendenti forme di discriminazione sociale—di genere, sesso, razza, etnia, religione, classe sociale, ideologia, lingua, ecc. DOCENTI: Titolare: Giovanna Covi, Università di Trento (contatto e-mail: giovanna.covi@unitn.it) Il corso si svolge con la collaborazione del gruppo di ricerca ReSisters on Interculturality -Travelling Concepts della rete tematica europea Athena3 (www.athena3.org). Le docenti del gruppo di ricerca partecipano al corso con una Tavola Rotonda su genere e intercultura. ORARIO E LUOGO: Ogni lunedì, dal 6 aprile al 25 maggio dalle ore 16,30 alle ore 18.45, in aula 412 presso la sede della Facoltà di Lettere di Piazza Venezia, 41. Seminario Pedagogie di Genere e Intercultura8 ore DESTINATARI: Insegnanti degli istituti superiori e quanti impegnati nel campo dell’educazione siano interessati al dibattito sullo sviluppo di pedagogie interculturali di genere. PROGRAMMA: Il seminario offre una riflessione con docenti provenienti da vari atenei europei impegnate nello sviluppo di programmi rivolti a sviluppare la comunicazione di saperi condivisibili attraverso culture, discipline, filosofie e lingue diverse, con attenzione alle politiche discorsive di genere. Le docenti fanno parte del gruppo di ricerca Athena3, una rete tematica dedita alla diffusione degli studi di genere nei curricula accademici e alla sperimentazione di una didattica collaborativa e interdisciplinare, per favorire la convivenza in Europa. Le ricercatrici di Athena3 invitano insegnanti e quanti interessati a riflettere sulle politiche della conoscenza nel contesto multiculturale a costruire insieme una proposta pedagogica capace di cogliere le caratteristiche specifiche dei vari ambiti educativi, nel rispetto delle differenze e con l’impegno a estendere la piena cittadinanza alle donne e agli uomini di tutte le culture, quindi con l’obiettivo di sperimentare insieme gli strumenti didattici utili per fare intercultura in un’ottica di genere. DOCENTI: Titolare: Giovanna Covi, Università di Trento, Joan Anim-Addo, Goldsmiths, University of London Liana Borghi, Università di Firenze Marina Calloni, Università di Milano-Bicocca Luz Gómez-García, Universidad Autonoma de Madrid Sara Goodman, Lund Universitet Assimina Karavanta, National and Kapodistrian University of Athens Renata Morresi, Università di Macerata Paola Zaccaria, Università di Bari ORARIO E LUOGO: Due incontri: venerdì 8 maggio dalle 17,00 alle 20,00 e sabato 9 maggio dalle 9,00 alle 12,00 in Aula 1 presso la sede della Facoltà di Lettere di Via Santa Croce, 65. Schema lezioni introduttive Che tipo di studio propone “Studi di genere e intercultura”? Il corso propone la seguente definizione di “Studi di genere”: un sapere interdisciplinare e una pratica interculturale. L’analisi di un sapere interdisciplinare e di una pratica interculturale si traduce nell’invito ad attraversare i confini delle categorie di pensiero, e a produrre un discorso dialogico, temporale, contingente e creolizzato. Questo corso pone dei dubbi, presenta una serie di domande, tende a mettere in luce la complessità e la problematicità delle questioni ‘di genere’ sottolineando che non possono mai essere considerate separatamente, che ‘il genere’ è sempre interconnesso con ‘i suoi altri’ perché le categorie della differenza sono molteplici, intersezionali, e non hanno mai valenza universale. Non tende a una definizione univoca e binaria di ‘genere’, non semplicemente di ‘donna e uomo’ né tantomeno di ‘donna’ o ‘femminismo’ soltanto, ma piuttosto delle complesse e molteplici interrelazioni del maschile e del femminile e alla loro valenza sociale, politica e culturale. Del ‘genere’ si propone di criticare il carattere potenzialmente normativo e semplificatorio, mettendone invece in luce la potenziale, esplosiva e contraddittoria ricchezza. Di qui ‘genere e intercultura’ quale etichetta aperta a un’articolazione plurale e dialogica delle questioni (anche, seppure mai non solo) di genere. Che cosa significa ‘genere’? La parola genere è l’italianizzazione del termine inglese gender, un concetto chiave della teoria femminista a partire dagli anni Settanta (Ann Oakley, Gender, Sex and Society, 1972) che riprende la distinzione tracciata da Margaret Mead nel 1935 di genere quale dimensione socialmente costruita del sesso biologico, al fine di contrastare posizioni deterministiche. Si deve considerare che negli USA il primo dipartimento di Women’s Studies apre a UC-San Diego nel maggio del 1970 e che negli anni Novanta, quando anche nel Regno Unito e nei Paesi Scandinavi si inaugurano centri analoghi, l’offerta delle università statunitense supera ormai i 400 programmi. Dunque, se nel 1963 Betty Friedan in The Feminine Mystique aveva parlato della condizione della donna come di “the problem that has no name,” nel giro di pochi anni gli studi femministi e delle/sulle donne già si propongono quale discorso critico (sono del 1970: Germaine Greer, The Female Eunuch, Kate Millet, Sexual Politics e Eva Figes, Patriarchal Attitudes). Virginia Woolf (A Room of One’s Own, 1924) e Simone de Beauvoir (Le Deuxième Sexe, 1949) offrono le fondamenta di questo pensiero rivolto sia alla critica sociale, alla politica, che alla rappresentazione estetica e discorsiva, alla poetica. Per sottolineare l’intenzione di analizzare la differenza sessuale in termini non biologici e fondamentalisti, negli anni Settanta nel mondo anglofono si traccia dunque la distinzione tra ‘sesso’ e ‘genere’. Genere è un prodotto culturale e storico, distinto da definizioni legate alle differenze fisiche tra i sessi; e un approccio di genere alla ricerca si concentra sulle costruzioni di tali differenze, sulle loro conseguenze nella distribuzione del potere; sul loro impatto nella trasmissione e produzione del sapere. Per dirla con Myra Jehlen, il genere costituisce il mondo degli affari del sesso, la moneta di scambio, il valore nominale, e perciò va definito in rapporto al sesso biologico, di cui costituisce la rappresentazione socio-culturale. La parola ‘genere’ in “Studi di genere” ha questa accezione. La filosofa Sandra Harding distingue tre livelli di indagine di genere: identità personale, struttura sociale, valore normativo. La traduzione del termine gender in contesti e lingue non anglosassoni non è priva di problemi. Il pensiero della differenza sessuale articolato in Italia non coincide esattamente con quello della difference sexuelle sviluppato in Francia, ed entrambi non sono interscambiabili con i gender studies articolati nel mondo anglosassone; ancora più varie e meno discusse sono le differenze se si considerano le lingue slave, scandinave, portoghese, spagnola, e greca. Rosi Braidotti (in Thinking Differently) invita a considerare con cura queste diversità concettuali e ad evitare un linguaggio omogeneizzante delle differenze culturali per intrattenere un dialogo globale nel rispetto delle diversificazioni definitorie. Inizialmente, le traduzioni italiane del dibattito tutto anglosassone sul gender/sex hanno lasciato il termine intradotto e ancora oggi i termini sesso, genere, donne vengono spesso usati arbitrariamente. Negli studi sociali, tuttavia è meno problematico abbracciare il temine genere. Mentre il dibattito culturale preferisce il binomio sesso/genere a sottolineare l’impossibilità di separare in modo univoco la rappresentazione dall’oggetto di riferimento, la langue dalla parole.
Che cosa significa quindi “Studi di genere”? Che rapporto c’è tra “Studi di genere”, “Studi delle/sulle donne”, “Studi femminili” e “Studi femministi”? Anche qui la tassonomia rivela specificità locali non sempre traducibili. E naturalmente non si può non prescindere dalla ormai vasta letteratura sull’instabilità del termine ‘donna’ a partire da Simone de Beauvoir: “donna non si nasce, lo si diventa”. Studiare il genere vuol dire studiare le donne, studiare il femminismo, studiare il femminile? Vuol dire studiare le donne e gli uomini? Oppure studiare la differenza socio-culturale che rappresenta la differenza di sesso tra gli esseri umani? Studi di genere significa includere oltre agli studi femministi e il pensiero della differenza sessuale, gli studi gay e lesbici, gli studi sulla sessualità, sulla mascolinità e la teoria queer? All’insegna della complessità cui questo corso si propone di dare articolazione, la risposta a queste domande è: studi di genere è studiare tutte queste cose insieme. A quale tradizione di pensiero fanno riferimento gli “Studi di genere”? All’articolazione della differenza culturale e della pratica politica rapportate alla differenza sessuale in epoca moderna nei paesi occidentali. Per tracciare a grandissime linee questa storia di una cultura delle donne per le donne, possiamo cominciare dal periodo delle rivoluzioni americana e francese, e citare Mary Wollstonecraft, Vindication of the Rights of Women (Dei diritti delle donne), del 1792. La lotta per i diritti delle donne e la parità tra i sessi trova la sua maggiore espressione nella conquista del suffragio universale. Basta scorrere le principali tappe della breve storia dei diritti delle donne in Italia per capire che il voto è solo il primo dei diritti sociali e civili per ottenere la pari cittadinanza: le donne si recano alle urne per la prima volta nel 1946 (l’Italia è al penultimo posto dei paesi europei, prima della Svizzera, dove il voto viene concesso nel 1971), ma solo nel 1977 il parlamento vara la legge sulla parità salariale, e mentre la parità fra i coniugi è stabilita dalla Costituzione nel 1945, nei Codici essa viene scritta solo nel 1975; inoltre, il delitto d’onore verrà abolito solamente nel 1981.
Ad anticipare significativamente il passaggio da questa prima fase di lotta per l’uguaglianza dei diritti fra i sessi a la fase successiva, incentrata maggiormente sull’analisi delle differenze fra i sessi che si imporrà negli anni Sessanta e Settanta, possiamo fare riferimento al pensiero di Virginia Woolf e di Simone de Beauvoir. Virginia Woolf teorizza l’esistenza di una mente androgina, un percorso di pensiero che possiamo associare alle elaborazioni successive di Hélène Cixous, con la definizione di scrittura come intrinsecamente “altrimenti” bisessuale (Le rire de Medusa, 1975), di Luce Irigaray (Speculum, 1974), con la sua analisi filosofica della donna come di ciò che non può essere rappresentato, e di Julia Kristeva (Des Chinoises, 1974) che colloca una terza fase del femminismo oltre l’uguaglianza e la differenza, quindi in un luogo utopicamente androgino. Per Cixous, Irigaray, Kristeva, e, più tardi, per Alice Jardine (Gynesis, 1985), la donna è ciò che non può essere rappresentato, ciò che rimane fuori dalla nominazione; esse propongono diverse valorizzazioni del femminile: Cixous l’idea di una écriture féminine corporea, che scaturisce da una voce materna e pratica la differenza, Irigaray la proposta di un parler femme eversivo dell’ordine simbolico fallo-logocentrico, Kristeva la postulazione di una sfera semiotica legata alla fusione originaria con la madre, Jardine colloca nel pensiero della modernità teso a sconvolgere le strutture simboliche dell’Occidente—da Nietzsche a Lacan, Deleuze, Derrida (è evidente che quando Derrida parla della legge del genere letterario, parla anche del carattere normativo del genere sessuale)—lo spazio retorico occupato dal femminile. Tutte rifiutano di ancorare la femminilità al sesso biologico, dichiarando oscurantista la categoria stessa di donna. La dichiarazione di Simone de Beauvoir che “donna non si nasce, lo si diventa” pone le basi per la distinzione tra sesso e genere e per le analisi dell’ideologia patriarcale rivolte a indagare i meccanismi dell’oppressione della donna, come quelle di Kate Millet, Sexual Politics, di Shulamith Firestone, The Dialectics of Sexes, entrambi del 1970, e di Ann Oakley, Sex, Gender and Society, del 1972. Basti pensare all’affermazione della moda unisex in quegli anni, per comprendere quanto venga appropriata e diffusa dal movimento femminista l’analisi di Simone de Beauvoir del maschile come norma e del femminile come ‘Altro’. Beauvoir non rinuncia alla lotta emancipazionista nel presentare la sua analisi critica del sessismo, il suo pensiero si muove sia sul piano individuale, identitario, che su quello sociale e culturale, istituzionale. Negli anni Sessanta e Settanta si afferma quindi con forza e varietà di interpretazioni un femminismo di stampo culturale che darà vita alla nascita della teoria femminista e degli studi sulle/delle donne (Women’s Studies), variamente articolati lungo l’asse di divisione tra essenzialismo (donna si nasce) e nominalismo (donna si diventa)—soprattutto declinati proprio sul confine di questo asse che il pensiero femminista gradualmente decostruisce per indicare l’impossibilità di separare natura e cultura, sesso e genere. Infatti sono più evidenti le basi culturali e psicologiche piuttosto che quelle inevitabilmente naturali e biologiche, persino in quelle espressioni di un femminismo più essenzialista; per esempio, quelle incentrate sul materno di Nancy Chodorow, Reproduction of Mothering (1978), Dorothy Dinnersten, The Mermaid and the Minotaur (1977), Adrienne Rich, Of Woman Born (1977); quelle incentrate sul linguaggio femminile, di Mary Daly (1978) e Dale Spender (1980); quelle che privilegiano la relazione al femminile, Lillian Faderman, Surpassing the Love of Men (1981) e Adrienne Rich, Compulsory Heterosexuality (1980); quelle focalizzate su una morale femminile come Carol Gilligan, In a Different Voice (1982); le analisi sulla violenza contro le donne e la pornografia di Andrea Dworkin, Pornography: Men Possessing Women, (1981) e Susan Griffin, The Roaring Inside Her (1984). Nello stesso tempo, è altrettanto chiara l’enfasi posta sulla corporeità e storicità del soggetto donna nelle riflessioni di stampo costruzionista; per esempio: Gayatri Spivak (Displacement and the Discourse of Woman, 1983) rileva il rischio di perdere il contatto con la condizione storico-sociale nell’assunzione filosofica della donna come Altro; Toril Moi (Sexual/Textual Politics, 1985) osserva che parlare di femminilità non basta a trasformare l’ideologia patriarcale in femminismo, che la nominazione della donna, o la testualizzazione della femminilità, se non sono inquadrate in un contesto antipatriarcale, coincidono col sessismo tradizionale invece che produrre effetti emancipatori; il gruppo di Women’s Studies, Centre for Contemporary Cultural Studies di Birmingham, che pubblica nel 1978 la raccolta Women Take Issue e collabora alla rivista Screen, si impegna in un’analisi di stampo foucauldiano del rapporto tra femminismo e femminilità nella cultura popolare; l’incontro del femminismo con il marxismo, il postmodernismo, e la decostruzione non fanno che acuire la critica alla categoria di donna, evidenziandone al suo interno altre inevitabili differenze—di razza, di classe, di nazionalità, di sessualità, di religione, ecc. Con Joan Scott, Susan Bordo, Biddy Martin, Robyn Wiegman, Linda Alcoff, Sheila Benhabib, Judith Butler, Trinh Minh-Ha, Rosi Braidotti, Gayatri Spivak, Teresa de Lauretis, Eve Kosowski Sedgwick, Donna Haraway, e molte altre, la potenzialità demistificatrice della pratica della decostruzione viene applicata non solo alle strutture patriarcali ma al concetto portante dello stesso femminismo—‘donna’— il discorso si sposta verso posizioni scettiche rispetto allo stesso concetto di genere per mostrarne l’inevitabile dipendenza da sesso e articolare così un concetto di identità coniugato con identificazione. Non a caso, si parla di “essenzialismo strategico” (Diana Fuss) e di “costruzionismi necessario” (Judith Butler)—queste sono non solo attività di attraversamento di confini, ma anche strategie che privilegiano posizioni di traverso, come ricordano Alice Bellagamba, Paola di Cori e Marco Pustianaz in Generi di traverso, 2000.
Questo cammino del pensiero delle donne per le donne e femminista (in quanto contrapposto al pensare femminile riservato al “secondo” sesso dalla cultura patriarcale) accentua prima l’uguaglianza, poi la differenza e quindi il superamento della dicotomia uguaglianza-differenza, per muoversi verso la complessità di un pensiero che dalla critica sa passare alla proposta di valori nuovi, affermativi, posizionati sul crocevia del discorso interculturale.
Perché l’istituzione di “Studi di genere”? Negli anni Sessanta-Settanta negli USA e nel Regno Unito la richiesta di uguaglianza, di pari dignità culturale, ha dato vita ai dipartimenti e programmi di Women’s Studies (Studi delle/sulle donne). In questa sede si definisce la teoria femminista—Joan Scott sembra stanca di doverne ancora affermare la necessità quando inizia il suo famoso saggio “Deconstructing Equality versus Difference” (in Feminist Studies, 1: 1988; tr. it. “Uguaglianza versus differenza, in Memoria, 25: 1989) con l’affermazione: “Che il femminismo abbia bisogno di una teoria non c’è nemmeno bisogno di dirlo”. E bell hooks lo ribadisce con forza inequivocabile nel 2000, in Feminism is for Everybody, in cui sostiene che il femminismo è necessario a qualsiasi processo di liberazione democratica. Proprio questa necessità di costruire un pensiero femminista che si affianchi all’azione pratica, porta all’affermazione di una propria identità metodologica e critica. La raccolta di Elaine Showater, The New Feminist Criticism, del 1985, raccoglie il dibattito degli anni Settanta in letteratura, distinguendo tra feminist critique, focalizzata sulla donna come lettrice e sulla critica ai presupposti ideologici della letteratura presunta universale ma in prevalenza maschile, e gynocritics, rivolta alla donna come scrittrice e quindi alla sua elaborazione creativa. E’ la stessa Showalter ad affermare, nell’introduzione alla sua raccolta Speaking of Gender, del 1989, che “uno dei cambiamenti più eclatanti in campo umanistico negli anni Ottanta è l’avvento del genere come categoria di analisi”. L’adozione di questa categoria segna la terza fase del pensiero delle donne per le donne, quella marcata dalla commistione di varie categorie della differenza, da un lavoro di decostruzione di un discorso centrato su ‘la donna’ che porta ad una maggiore attenzione alla lingua e alle sue categorie grammaticali, alla differenziazione tra identità biologica e sociale, culturale, psicologica, e all’estensione del discorso agli uomini. Già nel 1977 il collettivo letterario marxista-femminista di Londra aveva dichiarato: “tutti i soggetti sono di genere … e qualsiasi discorso letterario presenta una specificità di genere” (Ideology and Consciousness 3: 1978).
Rimane comunque aperto il dibattito sulla possibilità di scambiare reciprocamente i termini ‘genere’ e ‘differenza sessuale’ e sul rapporto tra ‘studi di genere’ e ‘studi femministi’, rimane l’impossibilità di porre sullo stesso piano l’impostazione materialista basata sui rapporti sociali e quella psicanalista basata sulla decostruzione del linguaggio. In molte rilevano l’impoverimento politico implicito nell’abbandono della parola femminista a favore di quella di genere. Sempre Showalter conclude l’introduzione mettendo in guardia con queste parole: “parlare di genere senza impegnarsi a smantellare il sessismo, il razzismo, e l’omofobia, può degenerare in nient’altro che un talk show, con gli uomini che cercano di monopolizzare la conversazione [post]femminista. Ma … l’aggiunta del genere … può anche portarci un passo in avanti verso un post-patriarcato”. Chiaramente fin dall’inizio “parlare di genere” viene accolto con la specificazione che questa sia una modulazione del parlare di/sulle donne e del parlare femminista, un ampliamento dell’orizzonte: gli studi di genere hanno incoraggiato la coniugazione del femminismo con gli studi sulle altre differenze marginalizzate—razza, etnia, classe, nazionalità, sessualità, ecc.—e con gli studi sulla mascolinità, sulla costruzione storica della personificazione maschile del potere militare e imperialista, egemonico che hanno contribuito all’analisi del significato complesso e contradditorio dei ruoli di genere. Maria Nadotti nel suo pamphlet Sesso e genere del 1996, scrive: “Gli studi di genere … sono il tentativo di portare allo scoperto quelle ‘tecnologie’ grazie alle quali il ‘sesso’ si cristallizza e assolutizza in costrutto culturale, in ‘genere’”.
Mentre fiorisce questo dibattito al livello internazionale si promuovono gli studi di genere anche nelle università dell’Unione Europee con il trattato di Bologna del 1999. IL che significa che mentre oltreoceano l’istituzione accademica dei Gender Studies nata sotto la spinta del movimento degli anni Settanta viene sottoposta a revisione critica per contrastare i pericoli della sua istituzionalizzazione, in Europa se ne promuove dall’alto l’istituzionalizzazione, mente la società nel suo complesso ha ormai scordato la realtà di movimento. La rete europea di Women’s Studies coordinata dall’Università di Utrecht nasce con WISE e quindi col progetto Athena a cavallo del nuovo Millennio. Si veda la raccolta a cura di Griffin e Braidotti, Thinking Differently per una panoramica dei Gender Studies nell’UE.
All’inizio del nuovo Millennio si è intanto acceso il dibattito negli USA sul ruolo presente e futuro dei Gender/Women’s Studies. In assenza del movimento femminista che aveva portato alla loro istituzione, ci si chiede servono ancora e in che misura? Come mantenere vivo un pensiero che in alcuni programmi si è cristallizzato nella struttura accademica di una disciplina che riproduce se stessa anziché continuare a produrre quel pensiero ed azione critica che ne hanno costituito il fondamento? Soprattutto interessante il dibattito a questo proposito curato da Joan Scott in Women’s Studies on the Edge (2008), un dibattito che è particolarmente significativo se trasposto in Italia dove gli Studi di Genere solo oggi, con quarant’anni di ritardo, molto marginalmente e sporadicamente entrano nel discorso accademico e nei curricula di studio. La raccolta curata da Scott non ha dubbi: se i Gender/Women’s Studies sono concepiti come disciplina che racconta la storia del movimento, che riproduce glossari concettuali ricavati dal pensiero che è stato, allora no, non setrvono più. L’unica condizione che rende necessario mantenere questi programmi di studio e ricerca è che continuino ad essere quello che sono stati all’origine: produzione di pensiero critico.
In questo spirito, oggi per noi che abitiamo società multiculturali, il villaggio globale, la globalizzazione … il corso propone di coniugare gli studi di genere con l’impegno al dialogo interculturale.
Perché Studi di Genere e Intercultura? Il Consiglio d’Europa nel 1998 promuove le pari opportunità tra uomo e donna e definisce genere in questi termini: Genere è la definizione socialmente costruita di donne e uomini. E’ l’immagine sociale della diversità di sesso biologica, determinata dalla concezione dei compiti, delle funzioni e dei ruoli attribuiti a donne e uomini nella società e nella sfera pubblica e privata. E’ una definizione di femminilità e mascolinità culturalmente specifica, che come tale varia nello spazio e nel tempo … Genere non è solo una definizione socialmente costruita di donne e uomini, è anche una definizione culturalmente costruita della relazione tra i sessi. In questa definizione è implicita una relazione ineguale di potere, col dominio del maschile e la subordinazione del femminile nella maggioranza delle sfere della vita.
Nel 2008, il Consiglio d’Europa promuove il dialogo interculturale al fine di superare limiti dei vecchi approcci alla gestione della diversità culturali, non più adeguati a società in cui tale diversità ha dimensioni nuove e crescenti, e superare le politiche del multiculturalismo, ormai ritenute inadeguate. L’invito è anche ad abbandonare l’enfasi posta sull’assimilazione, per mirare a costruire invece la convivenza in una società diversificata attraverso il dialogo interculturale, al fine di offrire a tutti la possibilità di “vivere insieme da eguali con dignità”:
intercultural dialogue was the route to follow. … the challenge of living together in a diverse society could only be met if we can live together as equals in dignity.
Perché Studi di Genere e Intercultura chiede di partecipare attivamente alle lezioni? Il motto è: la democrazia non è uno sport da spettatori. Coloro che seguono una partita di calcio in TV non sono sportivi, sono spettatori. Perché la democrazia possa avverarsi, bisogna che tutti, pur in misura diversa, si impegnino a dare un calcio al pallone, a condividere il gioco, ciascuno secondo le proprie possibilità e volontà.
Il corso Studi di genere e intercultura propone di fare intercultura insieme, partecipando ciascuno di noi a riempire il “cesto” con le proprie conoscenze per costruire insieme un sapere condiviso. L’invito è rivolto nella convinzione che, se intercultura rimane un sostantivo statico, offre solo la possibilità di cambiare nella superficie, solo a parole, il dibattito sul multiculturalismo. Al contrario, se si concepisce intercultura come un’azione continua, un verbo, si apre la possibilità di creare rappresentazioni nuove in lingue sconosciute, l’occasione di incontri inimmaginabili nel linguaggio precostituito. Dunque nelle lezioni che seguiranno saremo tutti coinvolti nel lavoro di riempire il “cesto” e alla fine nell’impegno a svuotare il cesto per far sì che le diverse conoscenze che lo hanno riempito comincino a dialogare, per costruire appunto quel sapere condiviso che è l’obiettivo del dialogo interculturale. A ciascuna di voi l’invito a portare un esemplare oggetto di conoscenza che possa facilitare tale dialogo.
TESTI DI RIFERIMENTO: Letture di fonti teoriche vengono indicate di volta in volta a lezione (come indicato nello schema delle lezioni introduttive qui sopra) con l'invito ad approfondire letture individuali nell'ambito di maggiore interesse specifico. Un buon testo per comprendere la domanda critica che guida il corso è: Susan Moller Okin, Diritti delle donne e multiculturalismo (1999). Milano: Raffaello Cortina, 2007. Per quanto concerne il seminario si farà riferimento al volume: Joan Anim Addo, Giovanna Covi, Assimina Karavanta, eds. Interculturality and Gender. London: Mango, 2009. Un'ampia bibliografia sulle pedagogie di genere e intercultura proposte verrà fornita ai partecipanti. ANNO ACCADEMICO 2011-12
FIRST
PART FIRST SEMESTER: 20/9: Introduction: theme and methodology 21/9: Introduction: conference material and tasks 27/9: The Great Gatsby 28/9: The Crying of 4/10: The Bluest Eye 5/10: Brown Girl,
Brownstones; The Color Purple 11/10: The Woman
Warrior, House on 12/10 Everything is
Illuminated 18/10: writing 19/10: writing 25/10: writing 26/10 27/10 28/10 29/10: Conference 2/11: writing 8/11: seminar: oral presentations based on
abstracts. 9/11: seminar: oral presentations based on
abstracts. Seminar schedule GUIDA ALLO STUDIO Lingue e
letterature anglo-americane I-II LM 2011-12
24 ore
prima di ogni incontro dedicato all’analisi di un testo di narrativa gli
studenti devono inviare via e-mail una domanda critica relativa al
tema del corso, democracy and difference,
e riferita in dettaglio all’opera in esame. Entro il 2/11 gli studenti devono
avere scelto il testo o testi sui cui sviluppare la propria elaborazione del
tema e consegnare un abstract sui cui si
basa la presentazione orale in programma
durante le due ultime lezioni del corso. Tre giorni prima dell’appello d’esame,
gli studenti sono tenuti a consegnare un breve saggio in cui viene elaborata la presentazione orale (2000-2500 parole,
stampato carattere 12 interlinea doppia, corredato da note, bibliografia e
titolo).
24 hours before each meeting when the analysis of a
narrative text is scheduled, students must send by e-mail a critical
question related to the theme of the course, democracy and difference,
and referring in details to the text under examination. By 2/11 students must
have chosen the text/s on which to elaborate their own interpretation of the
theme and hand in an abstract upon which they will base their oral
presentation planned during the last two classes. Three days before the
final oral exam, students are required to hand in a short paper in
which they elaborate their oral presentation (2000-2500 words, printed,
double spaced, 12 p. chs,
including notes, bibliography and title).
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